The Genesis of Misery

2,5 The Genesis of Misery è stato il primo libro di Neon Yang che ho letto, e quando era stato annunciato ero molto curiosa di entrare in questa storia. Le premesse perchè fosse una lettura di mio gradimento c'erano tutte: uno scifi ispirato a Giovanna d'Arco, protagonisti queer, allucinazioni che inseguono la protagonista Misery. Ma nonostante le premesse, sono rimasta delusissima. Devo dire che fino a metà, la lettura mi stava piacendo: non si urlava al miracolo (non era scattata nessuna scintilla), e con buona pace di chi diceva "Questo libro è come il nuovo Gideon the Ninth, mi ha ricordato tantissimo The Locked Tomb, è perfetto se hai amato GtN e HtN." Sì, ma anche no. Senza dubbio ci sono degli elementi in comune. Ma non bastano questi, almeno per me, a rendere un libro WOW; anche perchè, chi ha letto The Locked Tomb, visto che è stato fatto 'sto paragone, sa benissimo che a rendere speciale questa serie non sono (soltanto) gli elementi, ma i temi, lo stile, il messaggio di fondo. Attenzione, non sto dicendo che The Genesis of Misery sia un brutto libro, e non dico neanche che non sia giusto fare i paragoni tra libri (del tipo: se ti è piaciuto questo potrebbe piacerti anche quest'altro). Il problema è quello delle aspettative che crei nelle persone, nel modo in cui vendi e recensisci un libro. Dopo un po' di riflessioni, sono riuscita a sintetizzare i motivi per cui questo libro non solo non l'ho apprezzato, ma l'ho trovato anche sottotono, pretenzioso e completamente fuori dalle mie corde. La scrittura. Perfetta. Ma asettica, fredda. E questo, credo, è intenzionale (non ho letto Il Tensorato di Yang quindi non so se scriva sempre così). The Genesis of Misery, e tutta la trilogia che verrà fuori, parla di una Messia mandata da una divinità a salvare l'impero Faithful dalle minacce degli Eretici; grosso modo, laddove gli Eretici vedono tecnologia, gli imperiali vedono doni divini. Questa cosa mi sembra molto semplicistica, ma l'accetto, e non questo il problema. Il problema è che l'intero romanzo è presentato in toni e stile religiosi, anzi, escatologici e messianici. Il narratore esterno, anche se ha una focalizzazione dal punto di vista della protagonista, insiste in maniera continua sul fatto che Misery sia la salvezza dell'impero. Il libro è in terza persona al presente, e anche se più volte ci viene mostrato il pensiero di Misery, non si crea nessuna empatia con lei. Le intenzioni. Ribadisco: si tratta di una questione puramente soggettiva. Quindi, quando un libro si ammanta di toni così pretenziosamente messianici, cosa che non sopporto già nella realtà, e si insiste senza contraddizioni, senza dubbi sul fatto che il personaggio X è il Messia per me quel libro è quasi sicuramente un NO assoluto. Tra Messia e Prescelto non è che ci sia tutta questa differenza, ma per gusto mio, se proprio do...

3.5 stars The project of this Joan of Arc retelling in space is incredibly fascinating, but it’s also one that can be very confusing and daunting to follow. In a queer-normative universe, an empire is in the midst of a long-running religious war. Misery, a gender-fluid nixen from a fringe mining colony, gets caught up in the political mess thanks to her rare stone-bending abilities and a very convincing delusion. Soon they call her the new Messiah, but is she the real deal? “There’s a power in sermonizing, a poetry that’s smoothened a groove in her mind since childhood. Misery hates it here. Misery is comfortable here.” This is a story where the reader sees most of the plot through the eyes of an extremely unreliable main character. As Misery gains increasing clarity of purpose, I became increasingly uncertain, a not-so-enjoyable yet compelling experience in retrospect. Misery makes some very determined decisions that I absolutely hated, and this is no doubt the exact point but didn't feel as such in the moment. Yang’s signature prose, descriptive and at times dense, provided a strong visual of this intricate world along with Misery’s visions and altered states via metal and mechs. And while I’m very much intrigued by many of the distinct elements in this novel – a flawed MC who subverts the chosen one trope, a sapphic relationship, the question of is-it-divine-or-is-it-something-else, a diversity of pronouns, etc. – I wasn’t fully engaged in the storytelling itself. Because of the MC's unique character arc, my own sense of meaning and emotional investment was kept at a distance, which is not my preferred reading mode. I kept waiting for things to make sense. Word on the street is that there will be a sequel with more povs, potentially answering some of the many questions we’re left with by the end…which may be enough of a tease for me to keep going. Content warnings: explicit religious extremism, moderately graphic torture scene, cursing, mention of mass death, and some drug use